PROBLEMI NELLE TERRE ALTE - HENGIST - 16/07


GDR
Chiaramente, la reazione stizzita e inquietata di Hengist non passò affatto inosservata.
Il Chierico, che ancora stava cercando di razionalizzare la presenza dello strano tatuaggio sulla pelle dei due Orchetti, quasi non si accorse di Morgon che, con gentile fermezza, lo spinse a sedersi all'unco tavolo presente nella stanza.
Riacquistando una respirazione calma e controllata, Hengist si guardò per un attimo introno; Morgon era vicino al tavolo e lo guardava preoccupato, Riddack era ancora vicino ai cadaveri degli Orchetti e faceva passare lo sguardo da lui al tatuaggio con curiosità interessata: Pikel, infine, aveva appena chiuso la porta e si era appoggiato a essa con le braccia incrociate.
Che fosse arrivato il momento di rivelare ai propri compagni di viaggio il motivo che l'aveva spinto a diventare un predicatore itinerante, un avventuriero dedito al culto di Pelor?
Hengist non era certo di essere pronto per questo. Ma, di certo, doveva dare loro una spiegazione... in qualche modo.
Assumendo una posizione più comoda sulla sedia, guardò gli altri tre avventurieri e si fece coraggio, iniziando a parlare:

"Spero possiate perdonare la mia reazione violenta, ma dovete capire... quel tatuaggio non è qualcosa che mi aspettavo di vedere quì, sulla pelle di un Orchetto. Si tratta del simbolo di Nerull.
Il Mietitore, il Nemico di Ogni Bene, Colui che Odia la Vita, il Latore di Oscurità... il Cupo Re.
E' una divinità profondamente malvagia, venerata da necromanti, ladri e chiunque goda personalmente nello spargere morte e distruzione insensata; non è una delle divinità che più vengono considerate, dalla genia dei Goblin e dei Pelleverde in generale: è molto più comune vedere tatuaggi che ricordano Gruumsh ed Erythnul.
Ciò significa che questi due Orchetti, e forse tutti quelli presenti nella miniera, sono rinnegati."

Appoggiando i gomiti sul tavolo, Hengist affondò il volto nelle mani, sempre più in ansia.

"C'è qualcosa di più crudele dei Pelleverde, in queste miniere. E, nonostante la mia attuale condizione di salute, è mio dovere porvi rimedio!"

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