RINNEGATI - 06/09/1000 - Ulderì

GDR
Il discorso di Banedon scosse Ulderì: il uso ottimismo non era quindi mal riposto. Ma non lo diede a vedere. Con aria sconsolata, si avvicinò alla finestra.

Si sedette, appoggiando il piede su uno sgabello. Constatò che non si ruppe.
Alla sua sinistra, una spada era appoggiata al muro. Alla destra, due brocche. Osservò con fare distratto le rune incise su quella più grande, bevve dalla piccola, ed impugnò il liuto.
Non intonò canzoni: il delicato arpeggio era solo un sottofondo alle parole che intendeva esprimere.
"Certo, dobbiamo proseguire. Certo, sarebbe stato più facile con Morgon. Certo, senza Pikel sembra quasi impossibile. Quindi sono d'accordo con il vostro pensiero, il nano dovrebbe restare con noi. Eppure, chi sono io per convincerlo? Non ci conosciamo, io per lui non sono nessuno."
Mentre i presenti lo ascoltavano, la melodia, malinconica, era ideale per accompagnare i concetti.
Vedete, i vissuti delle persone sono particolari. A volte pensiamo di poterci immedesimare negli altri, e provare le stesse emozioni; a volte pensiamo di poter condividere i pensieri. A volte è così, ma succede anche che l'animo altrui sia inafferrabile. Sapete, su questo tema molte canzoni sono state composte. C'è bisogno di rispetto. Non conosco Pikel, ma capisco il suo bisogno di partire: non sono io a fermarlo. D'altronde, chiediamoci anche con quale spirito, con quale motivazione potrebbe affrontare la missione? Se manca la motivazione, rischia di mancare il vero aiuto."
Guardò alla finestra, una bifora finemente lavorata, poi tornò con lo sguardo sugli oggetti ordinati sopra il tavolo.
"Pikel è perso. Morgon invece ci aiuterà ancora: io prenderei il medaglione, forse so come usarlo; vedete voi come dividere il resto". 
Indicò quindi i vari oggetti: "Guardate bene, valutate, e distribuite come avrebbe fatto il vostro Morgon".
Tutti si stupirono un poco per le parole del bardo: proprio lui, che intravedeva sempre una possibilità, si era espresso nei confronti di Pikel senza la minima speranza di poterlo convincere. Gli occhi di tutti i presenti si posarono quindi sugli oggetti del mago. In quel mentre, nessuno fece caso al fatto che il bardo sbagliò l'arpeggio della melodia. Sbagliò perché, in un'istante, anziché usare l'indice sinistro per pizzicare la corda, lo usò per indicare Pikel.

NON GDR
Il bardo lancia l'incantesimo "Messaggio" rivolto al nano. Funziona così: "L'incantatore punta l'indice verso una creatura entro gittata e sussurra un messaggio, il bersaglio (e soltanto il bersaglio) sente il messaggio e può rispondere con un sussurro che soltanto l'incantatore può udire".

Ebbene, il messaggio lanciato a Pikel porta queste parole:

GDR
"Ascoltami bene, testa di piombo! In questo momento mi senti solo tu. Il tuo egoismo è giustificato, ma è egoismo. E' ovvio che senza Morgon e senza di te il nostro sia un fallimento. Se vuoi andartene, bene. Ma se te ne vai ora moriremo tutti. Te ne andrai dopo la missione.
Ora, fai finta di andartene; ci seguirai di nascosto: solo io lo so.  In questo modo, nessuno potrà tradire la tua presenza: sarai più protetto e, con un po' di fortuna e con la tua abilità, potresti riuscire a scoprire se qualcuno ci segue. E se qualcuno muterà forma, potresti accorgertene. Ti farai vivo al momento opportuno. Pensando che tu non ci sei, il nemico tenderà a sottovalutarci. Così, forse, ce la faremo. Fidati, e datti una svegliata. Esci dalla tua caverna, nano!".
La melodia continuò senza più errori, mentre il gruppo si concentrava sugli oggetti: chi valutando la convenienza, chi per distrarsi e non pensare, che incuriosito. Ulderì sperava con tutto il cuore che il suo carisma fosse stato sufficiente per influenzare la scelta del nano. L'alternativa era una sconfitta quasi certa.

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