RINNEGATI - 11/09/1000 - di Arbèa, Trotìk e Ulderì

FLASHBACK (Prima dell'intervento di Banedon)

Un abbraccio, di fronte a tutti, poteva essere frainteso. Ma Ulderì non se ne fece scrupolo. Terminata la risposta di Ayame, il suo viso si illuminò: si illuminò nel buio della notte, e nel buio dei suoi pensieri. Così, il bardo si avvicinò alla sacerdotessa e la abbracciò. Non diede tempo ad Ayame di replicare con un abbraccio di risposta né con uno schiaffo di rifiuto. Le si discostò esclamando: 
"Ottimo, Ayame! Ora che ricordo, il quadro del sogno potrà essere completato! Non ricordavo né la mia domanda a Gustav, né la sua risposta. Può essere che quel maledetto di Gustav mi abbia dato da bere qualcosa pur di farmi dimenticare la mia domanda e la sua risposta: se l'ha fatto, è perché ha ritenuto che si trattasse di informazioni importanti. Dunque, carissima Ayame e cari amici, Gustav mi aveva detto che il cavaliere è Achabus Akorros, fondatore della città.  Ebbene, questo Achabus, a detta di Gustav, sconfisse un temibile drago verde - Nefarion - utilizzando il suo martello da guerra. Il drago intendeva trasformare il lago nella sua riserva di caccia, ma fu sconfitto proprio sull'isola di Itheldown, e lì è stata eretta la sua tomba. Ma il corpo di Achabus non è mai stato trovato..." 

Mentre il bardo riportava l'episodio, tutti notarono il suo fervore: era molto contento di poter riferire il racconto di Gustav. 
"Ebbene, lì per lì non ci ho fatto caso, perché ero concentrato a cercare di far parlare Gustav, ma il suo racconto può essere in effetti interessante. Evidentemente Achab e Achabus sono nomi molto simili... troppo per una semplice coincidenza... Se il racconto è vero -  e su questo non ho un'opinione sicura - forse possiamo trarne qualche indizio utile. Certamente i draghi verdi sono tra le creature più malvagie, ma questo non fa di Achabus un buono: si è trattato di uno scontro tra entità malefiche. Se ha sconfitto un drago, dev'essere molto potente. Se ha fondato la città, deve essere venerato, stimato, e deve esercitare un grande potere su di essa, come in effetti pare che abbiate scoperto. Se il corpo non è stato trovato... be'... forse non è morto."

Il bardo guardò i compagni sperando che qualcuno di loro potesse fornire altre ipotesi. Poi concluse:
"Quanto al sogno, credo semplicemente che si tratti di elementi chiave: il soffitto che si abbassa mi fa pensare ad un sotterraneo, può darsi che dovremo fare attenzione a questo tipo di trappola... ma d'altronde era solo un sogno, non è detto che sia premonitore. Quanto agli altri elementi, penso che si tratti di persone fondamentali nella nostra avventura: il marinaio l'abbiamo qua davanti" - si inchinò verso Trotìk - "quanto all'oste, entrambi i due fenomeni Klaus e Gustav hanno fatto fallire il piano iniziale, ed il chierico è il nostro buon Banedon. Che, ovviamente, dobbiamo proteggere" chiuse con uno sguardo risoluto.


NON FLASHBACK (dopo l'intervento di Banedon)

Il bardo rimase un po' stupito dal piano di Banedon: aveva citato tutti tranne lui: ogni membro del gruppo aveva una destinazione ben precisa, tranne Ulderì. L'entusiasmo provato a seguito della risposta di Ayame presto si affievolì. Banedon aveva citato proprio tutti: poteva trattarsi di una dimenticanza, o addirittura voleva che Ulderì non si aggregasse al gruppo?
Eppure il bardo era sicuro di essersi espresso prima: aveva detto chiaramente che avrebbe seguito Ayame al mulino. Inoltre, non poteva allontanarsi da Arbèa, doveva proteggerla. Era chiaro che sarebbe andato anche lui al vecchio mulino. Ulderì si perse per l'ennesima volta nelle sue elucubrazioni: Banedon aveva dato prova di misurare sempre con molta attenzione le parole, non poteva trattarsi di una svista. Forse il chierico voleva che fossero gli altri a decidere dove dovesse recarsi Ulderì... Anzi, ecco il vero motivo: ha finto di dimenticarsi per lanciare un segnale ad Ulderì: non voleva che questi andasse al mulino. Ma per quale motivo?
Bah... tutto sembrava di nuovo complicato. Di fronte a questo ennesimo dubbio, preferì non esprimersi. Sarebbero andati a riposare, e forse l'indomani Banedon gli avrebbe dato qualche indicazione. 

Il marinaio Trotìk era contento che si fossero affidati a lui per trascorrere la notte:
"Mettetevi pure comodi, ci sono molte stanze. Per me va bene accompagnare l'uno o l'altro in un posto o in un altro; l'importante è non stare da solo: ho bisogno di una ciurma. Finalmente si torna in azione! Buonanotte!"

Intanto, dopo che Damien terminò il suo discorso, intervenne Arbèa:
"A me pare strano, Banedon, che tu vada da solo con Lok'Tar. Secondo me ha ragione Damien: deve venire anche lui con te". 
Come al solito, la driade era di poche parole. Sapeva essere sintetica. Continuò: "
E' meglio che siano almeno in tre con te: può venire anche Usul".

Sentendola parlare, Ulderì si trovò d'accordo con la sua riflessione. Dovevano proteggere Banedon, e ancora una volta questi non faceva nulla per farsi proteggere, ma tenne questo pensiero nella sua mente. Il bardo aprì la mappa che teneva in tasca, la posò sul tavolo spiegandola nella sua totalità, ed invitò Banedon e gli altri ad avvicinarsi: 
"Prima di andare a riposare, diamoci almeno un'indicazione di massima: non si sa mai, dovessimo scappare all'improvviso e dovessimo dividerci, è bene sapere cosa fare".
Si rivolse quindi ad Ayame: 
"Allora Ayame, vediamo un attimo come muoverci. Tu sei l'unica che sa dov'è il mulino. Dunque, ci hai detto che si trova fuori città, a nord. E ci hai spiegato che è non distante dal faro. Puoi farci vedere sulla mappa dove si trova?"
Fu curioso il fatto - se ne accorsero tutti - che Ulderì lanciò un'occhiata a Banedon, mentre continuò a parlare ad Ayame, con tono gentile e delicato:
"Ci puoi spiegare, Ayame carissima, dove si trova esattamente il vecchio mulino, non distante dal faro ma contemporaneamente all'estremo opposto della città?" concluse il bardo, poggiando il dito sul faro, il punto più a sud della città.

Commenti