RINNEGATI - 10/09/1000 - di Tròtik

GDR
Poco prima che l'halfling rivolgesse la parola al marinaio.

Lo sguardo verso il lago. La coda dell’occhio verso il commerciante. La coda verso il lastricato. Cinque secondi, più che sufficiente. La corsa e, nel buio del vicolo, la conta. Cinque monete d’argento, più che sufficiente.

Lo sguardo verso il lago. Il tintinnio in tasca, i ricordi in testa. Quel mare aperto, solo blu, in contrapposizione alla ciurma variopinta.

Lo smodato trafficare del Viashino a prua, il lento incedere del Tortuga sulla tolda.

Lo sguardo intenso del Kenku sulla coffa, l’agile scalare del Tabaxi sul sartiame, la mia adrenalina al timone.

E la fame del Locathah. La bramosia del Locathah. L’avventatezza del Locathah. “Il grande colpo”, e io a dirgli che non eravamo pronti. “Ce n’è ancora, per tutti”,  e io a spiegargli la differenza tra un pirata ed un corsaro. “Li distruggiamo”, e io a stringere il timone. “Addio ragazzi, addio mia ciurma” e io a pregare su una barchetta. Lo sguardo verso il lago. Quei tre isolotti, di misura diversa, mi ricordano quei tre vascelli, di misura diversa. Tre vascelli proporzionati, tre tesori sproporzionati. La lettera del duca Hunskjaer parlava di due vascelli, i più piccoli. Ma la fame del Locathah ci parlava del terzo vascello. I primi due ci avevano già sorpreso con i loro frutti: oggetti meravigliosi per la ciurma, il mazzo per il duca. Avremmo potuto fermarci. Ma la bramosia del Locathah gonfiava le nostre vele. Avrei potuto virare, anche all’ultimo secondo. Ma l’avventatezza del Locathah mi contagiava. Poi è scontato parlare di sangue, urla, pezzi di carne. Meno scontato parlare degli oggetti. Ce n’era davvero per tutti, ma per me, per i miei occhi, c’era quel mantello.

Lo sguardo verso il lago. È diverso dal mare. È scontato dirlo, ma ho bisogno di dirlo. Lo urlerei, se nessuno mi sentisse: ora, e non per quanto ancora, non sono altro che un corsaro di lago. Dopo una settimana alla deriva sulla barca, il mare per me è troppo vicino. Troppo vicino alla morte, intendo. Su quel mare è finita la mia forza, indebolita la mia costituzione. A mare i miei compagni. Il Viashino si è trovato senza braccia e senza onore, il Kenku ha perso la vista e molte piume, il capitano è morto con la sua fame. Quanto al Tabaxi e al Tortuga, non so dove le loro zattere li abbiano condotti, e non ricordo chi dei due sia riuscito a prendere il mazzo per il duca e chi il mantello. Il mio mantello, intendo. Ci siamo salvati in 3: io debilitato, il Tabaxi con la coda mozzata ed il Tortuga con il carapace rotto. Il destino è tanto imprevedibile quanto ironico: curioso, non ci avevo ancora pensato, si salvano solo quelli la cui razza inizia con la T: un Tabaxi, un Tortuga, e un Topo antropomorfo.  

L'halfling rivolge la parola al marinaio

Il topo cessa il lavoro. Si ferma, li guarda e ascolta. Il pensiero dura un attimo. Sorride all'halfling.

"Sì, la barca è mia. L'equipaggio sono io. Quando e dove?" risponde, mentre pensa: "Il perché non è importante".


NON GDR
Entra in scena il personaggio di quello che immagino essere il giocatore più giovane della storia di D&D - GGP, ossia Elisabetta (8 anni). La storia è sua, le scelte e le risposte sono sue. Io mi permetto (con il permesso suo e del master) di arricchire i pensieri e la descrizione.

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