RINNEGATI - 11/09/1000 - Ariel

La camminata in compagnia di Ariel non era stata così strana come si era immaginata. Il tritone era stato in silenzio per tutto il tragitto, e la cosa, per quanto incredibile, aveva talmente messo a disagio la piccola gnometta, da ammutolirla. Non aveva proferito parola o accennato a farlo.
Era pur vero che lungo il tragitto si soffermò a guardare tutti quei particolari che attiravano la sua attenzione: fiori appesi ai balconi delle case, carrucole usate per issare le merci di una bottega all'evidente magazzino del piano superiore, manifesti colorati appesi alla parete di una casa che sembravano essere annunci di qualche tipo, una gogna vuota in un angolo di una piccola piazza, una bottiglia di vino abbandonata all'inizio di un vicolo ed il suo padrone disteso poco più in là.

Passate le mura che dividevano la città dalla zona portuale, dalle sue banchine e dai suoi magazzini, il vociare della gente si fece più cacofonico e la strada si riempì all'improvviso di persone. La cosa non sembrò turbare per nulla la piccola Ariel, anzi, al contrario sembrò metterla di buon umore, tanto che tirando un lembo del vestito di Isurus iniziò a parlargli, dapprima con cautela e poi sempre più senza freno.

"Hai visto quanta gente?"

"Ma qui non si fermano mai?"

"Hei, guarda quello come ci sta guardando male!!! Che dici, lo saluto e gli faccio un sorriso?"

"Guarda!" e diede un calcio ad un piccolo sasso che rotolò fino in mare senza, fortunatamente, colpire nessuno.

"Hai visto che colpo? E hai notato che non ha colpito nessuno? Sinceramente non ho pensato quando l'ho colpito che avrebbe potuto colpire qualcuno, però è andata così! E se avesse colpito qualcuno? Te l'immagini che... oh guarda quel marinaio che forte, sta portando due casse alla volta e tiene la terza in equilibrio sulla testa, ma che roba...ohhhh e guarda quegli animali in quella gabbia, ma che sono, non penso di averli mai visti..."

S'interruppe improvvisamente quando notò Banedon fare loro un gesto in direzione di un angolo.

Ascoltò quello che Benedon ebbe da dire in merito alla missione, ma quello non era affar suo; o meglio, non era il suo campo d'azione, non avrebbe saputo dire se sarebbe stato meglio attaccare Lilith piuttosto che seguire il piano originale; fu però molto più interessata al secondo racconto del chierico di Halav. Quello relativo alla ragazza. Avrebbe dovuto ricordarsi in seguito di raccontare l'esperienza vissuta durante l'inseguimento di Isurus che inseguiva Klaus, in merito al fantasma ed a quello che aveva visto.

La sua attenzione fu quindi catturata da quel topo antropomorfo che sembrava proprio essere quello che avevano ingaggiato per portarli sull'isola. Ariel si staccò dal gruppo e si spostò in direzione della casa da cui si stava calando Trotik.

"Ehilà... messer Trotik, giusto? Il mondo è piccolo vero? Ma cosa sta facendo? Ha bisogno di una mano?"

Fu in quel momento che fece capolino dalla tasca del vestito di Ariel che aveva deciso essere la sua tana, il musetto di Pimkie, il coniglietto nano della piccola gnometta.

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