RINNEGATI - 11/09/1000 - di Ulderì

Si trovavano finalmente tutti riuniti. Tutti, e qualcuno in più: molti.
Pochi minuti prima, Ayame e Brandibacco guidavano Arbèa e Ulderì verso la zona del porto in cui avrebbero ritrovato i compagni. Il warlock e la sacerdotessa raccontarono ai due i fatti in cui erano stati coinvolti Banedon e gli altri.
Già, Banedon... Mentre ascoltava con attenzione la precisa esposizione di Brandibacco, Ulderì iniziò a pensare, e dopo una decina di minuti lo interruppe : "Però, Brandibacco, ascolta, secondo me è un po' strano che... no, niente... vai pure avanti, ti ascolto". Il bardo si ricordò che Brandibacco mal sopportava le sue elucubrazioni, e decise che quello non era il momento adatto per esporle. Perciò non gli disse che trovava molto strana la dipartita, seppur temporanea, di Banedon. Avevano ricevuto un compito ben preciso da Halav: proteggere il chierico. Non l'avevano svolto. Il bardo si interrogava quindi su questo punto: Banedon era stato davvero molto avventato a muoversi in città da solo, e d'altro canto i suoi compagni l'avevano lasciato fare senza preoccuparsi minimamente della cosa. Entrambi gli aspetti del problema rabbuiarono Ulderì: se la scelta dei compagni poteva essere vista come semplice negligenza, il comportamento del chierico lo insospettiva. Banedon non si era mai mostrato avventato: ben consapevole dell'importanza del compito, avrebbe dovuto muoversi con prudenza molto maggiore. Avrebbe potuto mandare qualcun altro ad indagare, o avrebbe potuto farsi accompagnare... o, almeno, avrebbe dovuto dire a qualcuno dove si stava recando, e cosa fare nel caso non fosse tornato entro una certa ora... Nulla di tutto questo. Strano. Molto strano. Molto strano, ma non poteva dirlo: Brandibacco si sarebbe arrabbiato, Ayame si sarebbe stufata e lo avrebbe zittito.
Passarono accanto ad una piccola piazza. In giro, solo qualche ubriacone. Nei pensieri, solo questo dubbio. Il destino dei Rinnegati nelle mani di un gruppo negligente e di un chierico avventato? Eppure, nei discorsi con Banedon, questi si era mostrato molto intelligente e scaltro. Ecco, forse era ancor più scaltro di quanto sembrava... ma, al momento, Ulderì avrebbe tenuto questo pensiero dentro di sè.
Arrivarono quindi al porto. Ulderì vide i compagni. Ne fu lieto: anche se li conosceva da pochissimo tempo, fu entusiasta all'idea di proseguire insieme l'avventura. Insieme a loro, le altre due persone di cui gli aveva raccontato Brandibacco: sarebbe stato per lui molto interessante approfondire la conoscenza di un tritone (non ne aveva fino ad allora mai avuto occasione) e di un guercio (come poteva calcolare le distanze degli oggetti senza prospettiva binoculare?). Ci sarebbe stato modo di approfondire nei prossimi giorni. Salutò con un gran sorriso ed un cenno festoso della mano. Vide anche il topo, che gli si rivolse con disinvoltura, chiedendogli del liuto.

Lo sguardo di Ulderì si illuminò: "Finalmente qualcuno interessato al mio liuto. Dunque, questo mi pare un punto fondamentale. Val la pena venire svegliati nel cuore della notte, se il premio è il piacere di incontrare una persona interessata alla musica".
I presenti lo guardarono perplessi: li stava prendendo in giro o era convinto di ciò che affermava? Si sfilò il liuto appeso in spalla e si avvicinò verso il topo: "Dunque, signor... Rodik, se non sbaglio... questo è un liuto. Ora, prima di proseguire con la nostra avventura, è opportuno soddisfare la sua curiosità". Si voltò verso gli altri: "Lo so, lo so, pensate che non sia questo il momento. Non preoccupatevi. Tanto, mi pare che non preoccuparsi sia una consuetudine ormai consolidata..."
Non si curò delle reazioni, e proseguì: "Dicevo, signor Topik, che questo strumento si chiama liuto. Ebbene, il liuto è uno strumento a corde di origine orientale. E' molto interessante notare che il numero di corde può variare da quattro a dodici. La cassa armonica convessa piriforme consente allo strumento, quando correttamente suonato - ossia quando le corde sono pizzicate con la dovuta abilità..." Grugniti e borbottii si stavano sollevando alle sua spalle, ma il bardo non se la prese: "... con la dovuta abilità, con la dovuta attenzione, con la dovuta preoccupazione...". Ulderì alzò la voce: "...Ossia non con negligenza. Non con superficialità! Le cose preziose vanno trattate bene. Vanno curate! Il liuto va trattato bene. Va pro-tet-to! Altrimenti si può rompere. Qualcosa si può guastare! Se ab-ban-do-nia-mo, se non pro-teg-gia-mo, se non se-guia-mo, le cose possono andare male! Perciò, signor Trotik, la ringrazio per la sua domanda, perché la risposta può essere interessante anche per altre persone!"

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