NESSUN DOVE - 19/07 - GaMeMaStEr

Non era sicuro di aver aperto gli occhi. 
Tutto intorno a lui il buio più completo.
Rimase fermo in quel buio per diversi minuti. Almeno così gli sembrò. Forse in realtà passò quasi un'ora. Non poteva saperlo. Era disorientato. La vista si abituò piano piano all'oscurità, ed iniziò a distinguere alcuni particolari della stanza. Era disteso su di un pagliericcio. Le pareti della stanza erano fredde. Roccia. Umida. Al tatto individuò anche del muschio. Si rese conto solo in quel momento del freddo e dell'umidità che gli penetravano nella pelle. La stanza era davvero piccola. Individuò una porta. Fece per alzarsi per esplorare proprio quella porta. Ma le gambe non ressero il suo peso. Cadde a terra sbattendo su un freddo pavimento, a tratti ricoperto anche da qualche pozzanghera dall'odore strano. Non era acqua.
-Ma dove diavolo sono finito?- Pensò tra sè e sè. Si mise seduto. E strisciando a terra arrivò alla pesante porta di legno. Non filtrava luce da sotto la porta. Non sentiva alcun rumore.
Fu colto da paura.

Chi lo aveva portato lì? Perchè?Era acqua o melma? O forse era urina? Tutte queste domande occuparono in un unico istante la sua mente. 
Poi tutto fu interrotto da un rumore lontano di passi. 
Proveniva da oltre la porta.
La cosa sembrò in qualche modo rincuorarlo. Non sapeva perchè, ma la cosa lo faceva sentire meno solo.
Il cigolio di una porta di ferro e lo sbattere della stessa contro una parete di pietra generò un incredibile frastuono in quel silenzio.
Il rumore di passi in avvicinamento fu accompagnato da una tremolante luce che filtrava da sotto la porta.
Una torcia.
La luce ed il rumore andarono oltre la sua porta.

Attese qualche istante.

Poi urlò.

"EHIIIII....DOVE SONO? PERCHE SONO QUI?"
"EHIIIIIII..."

Attese.

La luce si avvicinò alla sua porta.

Silenzio.

Un piccolo spioncino si aprì nella parte alta della porta lasciando filtrare nella piccola stanza una fioca luce.
Una fila di denti gialli e marci era quello che si vedeva dall'altra parte dello spioncino. 
Una voce rauca e profonda pronunciò poche parole, ma furono come una lancia nel cuore.

"Sei stato abbandonato dai quelli che chiamavi amici. Ora starai qui per il tempo che lui vorrà!"

Lo spioncino si richiuse. La luce ed il rumore dei passi si allontanarono. Tutto tornò silenzio, freddo e puzza.
La frase pronunciata da quell'essere si conficcò nella testa di Morgon come un piccolo e fastidioso ago.

-Sei stato abbandonato dai quelli che chiamavi amici. Ora starai qui per il tempo che lui vorrà-

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