RINNEGATI - 12/09/1000 - Ayame

NON GDR

Solo come promemoria: su richiesta della giocatrice, al momento è il sottoscritto (Dungeon Master) a gestire il personaggio di Ayame.


GDR

Ripresasi dalle brutte ferite subite pochi istanti prima, grazie soprattutto all'aiuto dell'amico Brandibacco, Ayame si alzò in piedi e fece due passi per allontanarsi da Promethea. Vide con piacere il bastone del Warlock mutare in serpente il quale si avvinghiò alla gambe della loro avversaria.
In bocca aveva ancora il sapore di quella nebbia che pochi istanti prima tutto avvolgeva nel suo sogno, nel suo viaggio verso un altro mondo. Si ricordò di non aver provato paura. Sapeva bene che il volere degli dei non può essere contrastato e che la loro mano governa le vite degli uomini, eppure era grata di essere ora lì, anche se in pericolo, in uno scontro molto arduo. Era felice di essere insieme ai compagni. Anche se la sua presenza era sempre marginale, anche se le piaceva rimanere in disparte, anche se la sua natura schiva e taciturna la portava spesso a stare in ombra rispetto ad altri compagni la cui figura era molto più al centro delle scene, Ayame era grata per trovarsi lì in quel momento. Al centro del combattimento. Al centro del pericolo. La vita che respirava a pieni polmoni le donava gioia e fiducia.

Posò lo sguardo su Promethea. Fece un respiro. Con un'invocazione esclamata a gran voce invocò il potere divino che le era stato concesso contro la sua avversaria, la quale ebbe appena il tempo di volgere lo sguardo contro di lei quando fu investita da un'energia dall'alto, una fiamma di luce radiosa la investì.

La sacerdotessa stava facendo i conti su cosa avrebbe fatto subito dopo quando il colpo della coda di Achab, mutato in drago, arrivò improvviso e violento come il un maglio nanico sull'incudine che deve fermarne la corsa. La razionalità in quel momento non potè nulla. A nessuna fu concesso il tempo di pensare. Quell'unico istante che venne concesso a tutti per agire era lo spazio di manovra della parte più istintiva e animalesca di ognuno di loro. Il braccio di Ayame si mosse in automatico e la mano trovò un parapetto al quale si avvinghiò. L'impatto fu tremendo. Il boato assordante. Ayame cercò di tenersi stretta mentre la metà della chiglia della nave su cui si trovava si era sollevata quasi in verticale. Uno scossone violento le rese difficile continuare a mantenere la presa ben salda. Il drago aveva ritirato via la coda dalla ferita che ora divideva le due metà della nave. Lei era appesa in alto ad un parapetto. Non ce la fece più e dovette lasciarsi andare. Atterò su quello che rimaneva del ponte della nave e scivolò verso il basso, proprio laddove, pochi istanti prima, c'era la coda del grande drago rosso. Schegge ed ostacoli vari la colpirono con violenza. Quando arrivò al fondo sbattè contro un asse di legno. 

Tutto sommato stava bene. Ma ora bisognava capire dove fossero i compagni e dove la loro avversaria. Cosa fare? Alzo la testa e vide Arbea ancora aggrappata ad un parapetto.

"Ehi, Arbea, stai bene? Resisti. Aspetta che cerco di aiutarti! Salgo con una corda"


NON GDR

Ayame tenta di aiutare Arbea a calarsi. Usa la corsa di canapa che ha nello zaino e tenta di scalare parte del chiglia della nave su cui si trova Arbea. L'idea è quella di fissare una corda grazie alla quale poi scendere in sicurezza.


Ed ora non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento...
...al prossimo incontro!


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