RINNEGATI - 04/09/1000 DI - Ulderì

GDR

"Eccomi!" 
Trafelato, con i pantaloni strappati e lo sguardo evidentemente preoccupato, Ulderì si sedette sulla panca, di fianco alla driade. Questa, che nel frattempo si era presentata al resto della compagnia con il nome di Arbèa, fu sollevata nel rivederlo, e curiosa lo interrogò, senza lasciargli il tempo di riprendere fiato:
"Cos'è successo? Le guardie ti hanno fatto storie?"
Ulderì, posata a terra la spada, raccontò quanto era accaduto.

"Appena vi siete allontanati è arrivato un gruppetto di guardie: erano in tre, quello che sembrava il capo si chiamava Darrel"
Li descrisse descrisse nei dettagli, non li avrebbe dimenticati.


"Insieme a loro c'era un tipo magrissimo, quasi... cadaverico. Mi ha indicato, i 3 si sono avvicinati accusandomi di essere un sobillatore, di aver disturbato il mercato. Ho cercato di spiegare le mie ragioni, ma non hanno capito, o hanno fatto finta di non capire. Poi mi hanno detto che se li avessi seguiti nessuno si sarebbe fatto male: non mi era chiaro a chi si riferissero" - continuò il bardo, fermandosi a riflettere ancora sull'accaduto.
"Insomma, ci ho ancora pensato, ma non capisco perché qualcuno avrebbe dovuto farsi male, dato che ..." 
Lo interruppe Brandibacco: "Beh, non hai capito che si trattava di una minaccia?"
Quasi a scusarsi, gli rispose:"Ma no, ho pensato semplicemente che non fossero ben informati. Insomma, li ho seguiti come mi hanno chiesto, ma appena raggiunto uno slargo dietro alcune case mi hanno bloccato intimandomi di non ribellarmi. Hanno detto a quello magro - che chiamavano 'Faccia d'osso' - di rovistare nello zaino."
Ayame parve molto incuriosita: "Cos'hai nello zaino?"
Ulderì aprì lo zaino e ne mostrò il contenuto:"Nulla di così importante, come potete vedere: corda, torce, acciarino"
Con aria insospettita, il nano lo incalzò: "Forse avevi qualcosa e te ne sei liberato prima di entrare qui!"
Dopo qualche battuta in merito, Ulderì riuscì a convincere i compagni - che d'altronde non lo conoscevano ancora a sufficienza per non sospettare di lui - sul fatto che realmente non aveva con sé nulla di valore. 
"Proprio perché non avevo nulla, ho pensato di lasciare lo zaino, per poi cercare di scappare il prima possibile, ma a questo punto è successa una cosa molto strana: le due guardie che mi tenevano sono cadute, come fossero addormentate"
Con sicurezza, Ayame interpretò l'evento:"Sicuramente una magia!"
Precisò Ulderì: "Lo penso anch'io, ma è possibile che ci fosse qualcuno nascosto - almeno 2 persone - con cerbottane: un ago avvelenato... Se fossero addormentate o morte non ve lo so dire, non ho potuto controllare. A quel punto Faccia d'osso è scappato, mentre Darrel ha sguainato la spada verso di me"
Il senso pratico di Pikel intervenne con tono derisorio: "Stupido, quel Darrel: perché sguainare la spada verso di te: dato che eri legato, non potevi certo essere stato tu a lanciare una magia! Io mi sarei guardato intorno per evitare altri incantesimi o altri tiri di cerbottana! Che stolto!"
"Hai ragione Pikel, ma probabilmente la sua voglia di rovistare nello zaino era superiore alla sua intelligenza. Sul momento sono rimasto un po' sorpreso perché non capivo se ero in pericolo anch'io, ma poi sono scappato nei vicoli. Ho incontrato un omone che mi ha aiutato a nascondermi e ad arrivare qua"
Brandibacco, meditabondo, si concentrò sui fatti esposti: "Dunque, cosa c'è di così importante in te perché qualcuno intervenga a proteggerti? Nello zaino non nascondi nulla di prezioso, perciò ...".
Lo interruppe Pikel: "Perquisiamolo! Magari ha qualcosa addosso! Forza, spogliati!"
Con molta tranquillità, Ulderì rispose alla richiesta del nano "Calmati, Pikel. Faccio come mi chiedi, ma non aggredirmi. Per oggi ne ho abbastanza".
Frugando nei vestiti, anche il nano si convinse che Ulderì stava effettivamente dicendo la verità: nulla era celato.
Riprese Brandibacco : "... stavo appunto dicendo che forse è il tuo passato, Ulderì, ad essere così importante: possiedi un'informazione preziosa... Che ne pensi, Ayame?"
La sacerdotessa rispose con estrema sicurezza : "Questo, al momento, non possiamo saperlo. Però io non farei congetture così articolate. La vedo più semplice: siamo andati al tempio, abbiamo informato il Gran Maestro di ciò che è accaduto, e lui ha richiesto - o meglio, ha acconsentito - che lo aiutassimo. Evidentemente ha bisogno di noi, e per questo motivo ci ha protetto. Inoltre, penso anche che ci abbia fatto seguire, sia per conoscerci meglio, sia per saggiare la nostra abilità: se avesse esclusivamente voluto proteggerci, sarebbe intervenuto prima, anche nello scontro in piazza con i mercenari. Ha fatto seguire Ulderì per vedere come se la sarebbe cavata, ed infatti è intervenuto solo quando il nostro bardo non avrebbe potuto fare altro. D'altronde, che Ulderì non fosse così saggio l'avevamo notato, no...?"
Brandibacco annuì: "Sì, forse hai ragione. D'ora in poi devi essere più prudente, Ulderì, altrimenti perderai la fiducia del Gran Maestro. Se non vuoi deluderlo, ti conviene stare con noi: da solo non puoi affrontare gli imprevisti"
Le parole di Ayame e Brandibacco, e l'eloquente silenzio di Pikel, convinsero Ulderì: dato l'incarico affidato loro dal Gran Maestro, per la sopravvivenza di ciascuno era necessario stare in gruppo: sebbene una parte del passato degli Artigli del Drago gli fosse oscura, decise di aggregarsi al gruppo. E Arbèa l'avrebbe seguito senza timore.
"Dobbiamo tornare dal Gran Maestro, abbiamo un appuntamento; datemi solo il tempo di riposarmi qualche ora, di mangiare qualcosa, e di cambiarmi i pantaloni strappati".

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