PROBLEMI NELLE TERRE ALTE - HENGIST - 17/07


I quattro avventurieri terminarono di spartirsi il bottino del loro ritrovamento, quindi chiusero nuovamente il grande portone dal quale erano entrati in quello che (con il senno di poi) avevano scoperto essere il santuario di Nerull.
Hengist si sedette a terra, la schiena appoggiata alla parete di roccia squadrata, senza riuscire a staccare gli occhi dal cumulo di cenere che fino a qualche istante prima conservava ancora la forma del malvagio Chierico suo rivale.
Quante cose erano accadute, in quelle ultime ore! La sua fede in Pelor era stata messa a dura prova, ma era anche servita ad aiutare lui e i suoi amici, vecchi e nuovi, contro le orde di creature non-morte che avevano affrontato: quando aveva guardato negli occhi il Chierico di Nerull aveva sentito l'ardore dello sguardo della propria divinità su di lui, come mai aveva sperimentato dagli eventi che l'avevano portato a diventare un sacerdote itinerante.
Ora continuava a percepirlo, e assieme a esso percepiva la sicurezza, il rispetto e la benevolenza del Signore della Luce, che lo infondevano di una nuova forza. Ma non c'era niente che riuscisse a distrarlo, in quel momento, dal pensiero del tradimento di Padan Fain. Lui era stato l'unico ad accoglierlo a braccia aperte fin dal primo istante in cui l'avevano trovato, solo e moribondo, prigioniero degli Orchi al piano superiore: come poteva spesso accadere, aveva offerto la propria incondizionata fiducia a qualcuno che poi si era dimostrato tutt'altro che meritevole di possederla.
Sospirando, si chiese se sarebbe mai riuscito a discernere a priva vista le intenzioni delle persone che incontrava. Sarebbe stato tutto più facile, arrivò a pensare, se ognuno avesse scritto ciò in cui crede sulla faccia, esattamente come lui.
D'istinto, lo sguardo gli si spostò sulla mano destra, come al solito coperta dal quanto di pelle: sapeva che il simbolo di Nerull, che un "collega" della carogna che avevano appena contribuito a scacciare gli aveva impresso addosso, campeggiava placido sul suo dorso... infondo, anche lui era più sfaccettato di quel che poteva sembrare.

Mentre le spire del sonno si facevano largo tra la sua mente, i pensieri rimbalzarono sul gigantesco guerriero che era accorso in loro aiuto quasi rapidamente come se ne era andato, sul loro destino, e sulla netta impressione che prima di raggiungere finalmente l'uscita della miniera (o di qualunque cosa fosse in realtà!) avrebbero dovuto superare altri pesantissimi ostacoli; infine, sulla mazza e sull'armatura lasciate intatte dalla dissolvenza del Chierico di Nerull: a un suo solo tocco, l'aura di malvagità e putrefazione che le pervadeva le aveva abbandonate, e lui stesso aveva scoperto in loro una qualche proprietà magica capace di renderle leggerissime e più che resistenti.
Quest'ultimo pensiero riuscì a regalargli, per la prima volta dalla loro entrata nelle miniere, un sonno davvero disteso.

NON GDR
Post di attesa per quando "tireremo le fila"!!!

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