RINNEGATI - 12/09/1000 - di Arbèa, Isurus, Trotìk e Ulderì

 Arbea era felicissima di ritrovare i suoi compagni e per un po' non pensò a Banedon e Lok' Tar. Era eccitata nel salire sulla nave e controllò se veramente c'era un elementale che sbucava  dal pavimento, come aveva detto Ariel. Andando verso quest'ultima disse: " Ciao piccola Ariel! Come va la vita? Mi sembra che per Usul stia andando male!". Poi rivolta verso Trotik : " Ciao Trotik! Come va?". Poi si fece un po' seria. " Ciao Damien! Noi abbiamo visto Lok'Tar con Lilit e Promethea. Non so cosa gli sia capitato, mi dispiace! Lo cercheremo dopo, adesso andiamo via di qui!". Disse rivolta a tutti: "Sapete niente di Banedon?"

Trotìk disse con voce tonante, rivolto verso Ulderì:"Non spaccare niente!" Poi rivolto ad Arbea:" Banedon forse è morto. Ce l'ha detto Damien!'' Trotìk era molto felice di rivedere i suoi amici ma credeva che Banedon non fosse morto. Poi fece segno ad Ariel di venirgli vicino e disse: "Come sta il coniglio?"

In effetti Ulderì non spaccò alcunché. Si era appena ferito cadendo in una voragine causata dal crollo del castello, perciò camminava con cautela. Le sue condizioni di salute non erano affatto buone. Il sangue stava ancora sgorgando da una brutta ferita alla gamba sinistra. Il suo corpo, come anche quello degli altri membri del gruppetto, mostrava segni di lotta. Dopo i primi saluti, i compagni della Maelstrom si accorsero ben presto che i loro amici non erano in forma. Ayame presentava ferite peggiori di quella del bardo. Entrambi avevano i vestiti sporchi e lacerati, come se fossero stati consumati da qualcosa di acido. 

Ulderì era spesso gioviale, ma in questo caso la felicità per aver ritrovato gli amici era offuscata dalla preoccupazione per Banedon. Non ebbe parole per salutare i compagni, perché era concentrato sulla lotta che li sovrastava, perciò si limitò ad un sorriso. Mentre ascoltava i discorsi degli altri, non perdeva di vista i due draghi che volteggiavano furiosamente. Un soffio infuocato cadde non molto lontano da loro. Colpiti dal suo silenzio, i compagni capirono comunque dallo sguardo che era in cuor suo davvero felice di ritrovarli. Ma le parole di Trotik gli fecero tornare in mente alcuni pensieri che aveva iniziato ad elaborare quando erano ancora in città... Banedon doveva essere protetto a tutti i costi... e questo non era nuovamente accaduto. Voleva essere certo della morte del chierico. Si avvicinò a Brandibacco e fece eco alle sue domande: "Già... Diteci: cos'è successo?".

"Piantatela di fare domande!" tuonò una voce alle spalle del manipolo. Era Isurus, che sceso dalla nave riacquistò immediatamente sicurezza accompagnata dalla sua tipica tracotanza. "Ci sono due ottime ragioni. La prima, è da quando siamo su quest'isola che cerco di spiegarla a quei bifolchi dei vostri compagni, ma non mi hanno ascoltato, e questo è il risultato: la distruzione totale! Dopo lo spiegherò anche a voi, ma al momento vi basti sapere che se ci tenete alla vita non dovete fare domande!"

Gli sguardi di Arbèa, Brandibacco, Ayame e Ulderì manifestavano un vero stupore: perché mai non bisognava fare domande? Evidentemente aveva qualche informazione fondamentale al riguardo. Il bardo pensò di potersi fidare: la conoscenza approfondita delle situazioni è ciò che a volte anche loro avevano sottovalutato... Perciò non gli rivolse alcuna domanda, limitandosi ad un cenno affermativo: "Bene Isurus, facciamo come dici. Però le domande le abbiamo, dentro di noi. E vogliamo risposte". Lo sguardo di Ulderì era quello di una persona risoluta. Non sembrava più lui. "Dobbiamo trovare il corpo di Banedon. Non lasciamo l'isola senza averlo trovato. Portateci da lui". 

Il tritone scosse il capo: "Se è morto, non è morto qua, bensì al faro. Andiamocene, se proprio ci tieni torniamo là..."  Si voltò verso la Maelstrom, ma dopo un solo passo fece dietrofront. "Però anche là il suo corpo io non l'ho visto... e abbiamo esplorato quasi tutto, allora forse..." Poi, all'improvviso, fece un balzo verso Ayame e la gettò a terra. Una colonna di energia, scagliatasi poco distante, aveva fatto rimbalzare un masso proprio dove si trovava la sacerdotessa. Rialzatosi, la aiutò con elegante cortesia. "Ti è andata bene... i miei riflessi sono sempre i migliori". Ulderì si rivolse verso i compagni: "Se dobbiamo cercare il cadavere di Banedon, non è da escludere che sia stato portato qua... E magari troviamo anche Lok'Tar...". Intervenne Isurus, dando un'occhiata alla nave: "Piuttosto che salire di nuovo su un'oggetto volante, preferisco aiutarvi nella ricerca. Forse anche Usul predilige la solidità della terra all'ambiguità dell'aria. E quei maledetti, che volevano farci credere che si trattasse di un gioco, sono ancora qua...! Guardia! Portaci dove possono trovarsi i tuoi capi, altrimenti non esisterai più". Agguantò la guardia, spingendola verso i ruderi del castello, con il pugnale puntato sulla schiena, seguito da Ulderì.

Arbea si stupì del comportamento sgarbato di Isurus ma non disse niente, seguì Ulderì maledicendo quello che aveva detto prima, cioè di andare via di lì e cercare Lok' Tar domani. 

Trotìk intervenne mettendosi di fronte ai due avventurieri e disse loro: "Fermatevi! Non dobbiamo dividerci ancora! Secondo me dovremmo restare sulla nave e sorvolare la zona in modo che vediamo se qualcuno fugge. Dobbiamo essere sicuri che Lilith e Promethea non lascino l'isola. Solo dopo cercheremo Banedon. Accertiamoci che Lok'Tar non abbia bisogno di aiuto".

Quelle parole convinsero sia Isurus sia Ulderì: era meglio non dividersi. Allora il tritone intimò alla guardia: "Dicci dove si trovano eventuali barche o attracchi.".

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