RINNEGATI - 12/09/1000 - di Arbèa, Isurus, Trotìk e Ulderì

Una situazione complicata. Appena ricongiunti, subito nuovamente divisi. Guardava le funi a bordo della Maelstrom: alcune annodate, altre sciolte, altre ancora aggrovigliate. Erano l'immagine della condizione attuale. Ulderì era pensieroso. Ancora una volta, non c'era un piano, e ognuno agiva secondo il proprio impulso. Non c'era un condottiero. Lanciò una rapida occhiata ai propri compagni, uno per uno, aspettandosi che qualcuno assumesse il comando. Arbèa stava in attesa. Brandibacco scagliava pietre con la fionda. Usul scendeva e si lanciava contro i nemici. Damien, anch'egli sbarcato, taceva, forse lacerato dal vedere Lok'Tar dalla parte sbagliata. Ariel scendeva anch'essa e spariva. Ayame chiedeva a Trotik di levarsi in volo. E Trotik, a quel punto, appena scesa Ariel, faceva decollare la nave, prendendo le parole di Ayame come un invito a cui non si può rinunciare. Le navi, non importa se i mari o i cieli, devono solcare. 

Un rapido comando agli elementali,, un colpo di timone con la mano destra, una fune tirata con forza nella mano sinistra, un'altra fune tesa con la coda. In pochi secondi, la Maelstrom prese quota, la prua verso ovest e il babordo verso il gruppetto di Promethea. Ormai nessun altro avrebbe potuto scendere a terra. Ed egli, Ulderì, cos'avrebbe fatto? A quel punto la cosa più importante da fare sarebbe stata... ma Isurus? Dov'era? Fino a pochi istanti prima era lì accanto a lui. Che fosse sceso senza che se ne accorgessero? Che fosse di nuovo intimorito e si fosse aggrapp... BUUUM!

Il fragore fu fortissimo, e colse tutti di sorpresa, sia gli avventurieri rimasti a bordo, sia i nemici appena fuoriusciti dalle macerie, sia i tre compagni scesi a terra. Arbèa, che stava osservando ciò che avveniva sull'isola, capì al volo: non vide la palla sfrecciare, ma il polverone che si levò quando questa si abbatté sul gruppo dei nemici e di Lok'Tar era più che eloquente. Corse anche lei verso il cannone fumante, saltando tra funi e un paio di cassette, aggirando barili ed un vecchio baule. Isurus era chino lì, lo sguardo fiero, pronto a caricare nuovamente il cannone.

"Urrà, iniziano i fuochi d'artificio! Avanti col prossimo!" Baldanzoso sul castello di comando, Trotik fece sentire la sua voce, che risuonava in coperta e sul ponte grazie ad un curioso sistema di tubi. Lo sbocco di uno di questi si trovava proprio dietro la testa di Ulderì, che sobbalzò al comando del topo: "Muoviti, bardo, non è il momento di pensare! Corri all'altro cannone e fai un po' di rumore!"

Il bardo pensò che, a modo suo, il topo ed il tritone avevano preso in mano la situazione: il comandante della nave era Trotik, ed Isurus era l'unico esperto in guerra, perciò era giusto seguire le loro iniziative. Corse all'altro cannone, cercando di copiare le operazioni che vedeva compiere da parte di Isurus. Quando lo vide arrivare, Arbèa gli diede una mano.

Tutti gli altri avevano lo sguardo puntato su Promethea, Lilith e Lok'Tar, in attesa di vedere le loro condizioni non appena il polverone fosse disperso dal vento.


NON GDR

Trotik tiene la nave a circa 5 metri d'altezza, con il fianco sinistro, leggermente inclinato verso il basso, rivolto verso Prometea; Isurus carica nuovamente il cannone per lanciare una seconda bordata; Ulderì e Arbèa lo imitano per fare la stessa cosa.



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