SOTTOTRAME - 28/07/1000 DI - DuNgEoNmAsTeR




Si  passò la mano sul viso. Le dita iniziarono a seguire le orrende cicatrici che lo attraversavano. La cosa gli provava dolore, certo. Ma la soglia del dolore che era in grado di sopportare era aumentata. Dopo tutto quello a cui lo avevano sottoposto in quel periodo non poteva essere altrimenti. Era disteso sul freddo pavimento di una cella. Ormai la definiva la sua cella. Ci si stava affezionando. Come è strana la mente umana. Come velocemente l’uomo si adatta.
Si rese conto di respirare a fatica.
Il suo guardiano, doveva ammetterlo, ci sapeva fare. Per quanto la sua soglia del dolore si era alzata, sapeva che non avrebbe resistito ancora per molto. Aveva però dentro sè un odio così grande che se liberato avrebbe potuto bruciare ed incenerire tutto intorno a sé.
Aveva perso il conto dei giorni.
Ogni tanto gli sembrava di sentire l’odore del mare, misto al sangue che sentiva molto forte tutto intorno a sè. Un giorno addirittura gli sembro di sentire il grido di un gabbiano. Ma ovviamente la cosa non era altro che un’illusione. 
Tutto il suo mondo si era ridotto alla sua cella, al corridoio ed alla stanza dove ogni giorno (o almeno così credeva) veniva condotto. Torturato. Curato per non morire. Torturato nuovamente.
La cosa che continuava a tormentarlo, più di tutte, era il fatto che non era ancora riuscito a capire il perché di tutto questo. Nessuno gli aveva mai fatto una domanda. Niente. Niente sulla loro missione. Niente sui suoi compagni. Dunque non volevano sapere qualcosa. Ma allora era solo per il puro divertimento del torturare e del farlo soffrire?
Urlò!
<<PERCHÈÈÈÈÈ!>>
Scoppiò allora in un pianto silenzioso.

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