PALAZZO DELLA PRINCIPESSA ARGENTEA - 18/07 - HENGIST



Quando anche l'ultima statua di cristallo finì in piccoli pezzi, Hengist si costrinse a riprendere fiato.
Si accasciò a terra, le spalle appoggiate a una delle pareti della stanza, maledicendo silenziosamente l'Immortale Thendara: non capiva perché non fosse intervenuto lui, in questo castello, che pareva di gran lunga molto più pericoloso di ciò che lui si fosse aspettato. Rapidamente, però, si convinse ad abbandonare quei pensieri; non era colpa dell'Immortale, tutto quel che stava succedendo.
Quel che davvero lo preoccupava, e su cui non era ancora riuscito a riflettere per bene, fosse che il Chierico di Nerull che avevano incontrato qualche tempo addietro non fosse un "cane sciolto", ma facesse parte di un'organizzazione oscura ben più ramificata.
Il gruppo riprese le forze per qualche attimo, tutti bene o male provati dagli scontri che avevano dovuto affrontare.
A un certo punto, però, Morgon si alzò e apostrofò Pikel, Riddack, Brandibacco e il Chierico con parole di sprono, dure, e che riuscirono a mascherare soltanto parzialmente il suo profondo senso d'impazienza e fastidio. In risposta, Pikel e Brandibacco seguirono il Mago, e così fece anche dopo qualche istante Hengist, lo sguardo fisso sull'amico di vecchia data. non l'aveva mai visto così furioso, ed era certo che stesse reprimendo il fuoco che ardeva dentro di lui con ogni oncia della propria considerevole concentrazione.
Quel che preoccupava Hengist, però, era quanto a lungo ancora potesse riuscirci prima di esplodere tutto al di fuori.

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