RINNEGATI - 03/09/1000 DI - MoRgOn

Morgon ascoltò le parole dell'elfa con molta attenzione. Corrucciò la fronte diverse volte. Diversi pensieri iniziarono ad affollare la sua mente. Come se una qualche illuminazione fosse prossima a manifestarsi, ma ancora non ci fosse riuscita.

- Lu Ac'Hab La Ro... Pro La-Te'Me Thea... si stava rivolgendo a Achab e Promethea... ma quei nomi erano anche sulle statue all'ingresso di questo tempio nascosto... fammi pensare... sulla statua dalle forme indefinite...e su quella con la benda sull'occhio... ma dunque Achab e Promethea sono gli stessi raffigurati sulle statue? Possibile? Vorrebbe dire che hanno migliaia di anni... ma non è possibile... o forse sì? Pikel e Brandibacco non avevano ascoltato qualcosa del genere quando si sono intrufolati di nascosto sulla nave di Promethea, dove hanno scoperto la natura mutaforma di Achab... mutaforma... ma certo! -

Poi l'elfa si mosse così velocemente che sorprese tutti, ma Morgon non la notò subito, preso com'era dai suoi pensieri e dalle sue teorie.
Fu ridestato pochi istanti dopo quando l'elfa stava già guardando Pikel negli occhi sussurandogli qualcosa di personale ed intimo, che nessuno potè sentire, essendo che l'elfa dava loro le spalle.

Stava per muoversi in direzione del compagno, come a volerlo liberare da quella figura, che essendo stata vista in compagnia di Achab, non meritava fiducia; quando questa si allontanò dal nano per tormare alla sua postazione, dal pozzo.

"Pikel...stai bene?"

Non attese però la risposta del compagno d'arme, perchè l'elfa iniziò nuovamente a parlare.

"il primo nome che fu scelto per me, al momento della mi seconda nascita, fu Lu Li-La-Lith..." queste le parole dell'elfa ed a Morgon si accese un'altra lucina nella testa. - Quel nome era sulla statua della bellissima elfa... - pensò tra sè e sè.

Dunque questa che avevano di fronte era proprio l'elfa raffigurata sulla statua, così come Achab era il mutaforma e Promethea la donna con la benda sull'occhio. Ma era davvero una cosa possibile? Millenni erano passati da quando quel tempio era stato eretto.

Quando l'elfa terminò di parlare, Morgon rimase per pochi istanti chiuso nei suoi pensieri, poi volgendosi verso il nano per vedere se stesse bene, se lo ritrovò davanti con una strana espressione dipinta sul volto.
Gli sorrise.
Per tutta risposta Pikel iniziò a blaterare parole senza senso in merito ad un suo tradimento, che ora lo vedeva per quello che era; cosse assolutamente senza senso.

"Ma che diamine stai blaterando? Ma sei ubria... cosa gli hai fatto maledetta?" disse rivolgendosi all'elfa.
"Che cosa hai fatto al mio amico?"


Le parole gli si strozzarono in gola quando volgendosi nuovamente verso Pikel con l'intento di farlo ragionare, lo vide lanciarsi contro di lui.


Fu solo un istante. Non ci volle molto. Non si aspettava sarebbe stato così. Pensava avrebbe fatto molto più male. Fece male, ovviamente, ma solo all'inizio, un picco di dolore intenso e concentrato nel tempo. Poi il buio. Quel buio si colorò d'immagini. Immagini della propria vita. La sua memoria più profonda le aveva conservate forse proprio per questo momento.

Quando l'ascia di Pikel lo raggiunse Morgon ebbe il tempo di pronunciare solo un gridolino, poi le gambe non lo ressero e si afflosciò a terra. Sbattè violentemente la testa sulle fredde pietre del pavimento. Rimase lì, in una posa innaturale. Immobile. Gli occhi erano chiusi.

Non ci volle molto prima che il petto si sollevasse per l'ultima volta...

 

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