RINNEGATI - 10/09/1000 DI - Ulderì

Mentre alla locanda della Lontra Sbronza Klaus organizzava uno spettacolo per attirare clienti, in un'altra taverna di Akorros l'oste Gustav non voleva essere da meno.

Era dall'ultima esibizione a Darokin che Ulderì non provava quel misto di ansia ed eccitazione che caratterizzava i momenti precedenti lo spettacolo. Nel pomeriggio, di ritorno dal porto, aveva avuto modo di pensare a come organizzare la serata. Come aveva spiegato a Gustav, scelse un profilo basso. Non si sarebbe trattato di uno dei suoi spettacoli più sorprendenti, ma la priorità era un'altra: evitare incidenti o reazioni che avrebbero potuto compromettere la loro missione. 
Fu così che salì sul palco. Salì con una lentezza esagerata, con un passo inverosimile, come se i tre gradini fossero ricoperti di trappole mortali. Anche il suo inchino fu lentissimo. Undici secondi per abbassare la testa e inarcare la schiena "Signore..." - cinque secondi - "Signori..." - sei secondi - "Avete appena assistito..." - sette secondi - "...alla più lenta entrata in scena della contea!" esclamò cogliendo qualche sorriso da quattro elfi in fondo alla sala. "Un ingresso mai visto prima! Signori, ve lo sareste aspettato un risultato di questo tipo?"  Mentre gli elfi continuavano a sogghignare, un nano vestito di rosso uscì dalla locanda sbattendo la porta. Un tabaxi fumava la pipa solitario, guardando un mezzorco sbadigliare. 


"Ebbene signori, ora vi darò una dimostrazione di un potere sovrannaturale: vi dimostrerò che posso leggere nel pensiero..." disse il bardo sedendosi per terra a gambe incrociate. Dopo aver guardato a lungo i presenti, e aver lasciato passare di nuovo un paio di minuti, si alzò in piedi di scatto. Mosse le dita in maniera vorticosa, per poi fermarsi a fissarle:
"Tre di voi stanno pensando che è impossibile leggere nel pensiero. Altri tre si stanno chiedendo da dove arriva questo bardo! Cinque di voi si stanno interrogando su quanto durerà questo spettacolo! Due di voi si stanno domandando se otterranno uno sconto dal buon Gustav per uno spettacolo di così bassa qualità!...". Mentre gli unici due nani rimasti in sala si alzarono, terminò "...e due di voi stanno pensando che è decisamente meglio tornare a casa!". Quando i nani passarono di fianco ad un gruppo di gnomi, questi non si trattennero dal ridere alle loro spalle. 
"Mi dispiace che andiate via, ma io voglio essere gentile con voi... ecco, vi apro la porta!" ed effettivamente la porta si aprì prima che il nano posasse la mano sulla maniglia. Questi, sentendosi preso in giro, si voltò furibondo verso il palco, ma rimase si stucco quando la stessa mano, di aspetto spettrale, gli porse un boccale di birra. "E adesso... adesso due di voi stanno pensando che sarebbe meglio restare! Amici, tornate a sedervi in questa splendida locanda, la birra ve la offro io!" disse Ulderì con il miglior sorriso che sapeva esporre. Pur se con un certo dubbio, i due nani fecero dietro-front e il più grasso di loro allungò la mano per prendere il boccale. La mano magica fu più svelta e si ritrasse, prima con uno scatto, poi con un movimento lento, fino a portare la birra verso il palco ed appoggiarla sul tavolo ad esso più vicino. A quel punto, il nano la agguantò, si sedette e la scolò d'un fiato per paura che potesse nuovamente sfuggirgli. Gustav fu pronto nel portare un secondo boccale all'altro nano, che seguì il compagno sia nei gesti sia nel roboante rutto che ne scaturì.

Ulderì riprese la parola: "Bene, ora basta con i giochetti. Questo posto è accogliente, ed è fatto per rilassarsi e raccogliere". Si fermò con finto stupore: "Come... non sapete che qua si raccoglie? Ve lo spiego con una vecchia canzone..." Imbracciò quindi il liuto e, sedendosi a terra, si apprestò ad accordarne le undici corde.
Lo interruppe Gustav, con gentilezza, accorgendosi che la maggior parte degli avventori si dimostrava incuriosita dall'esibizione del bardo: "Ehi, Ulderì, perché ti siedi a terra? I signori là in fondo non ti vedono. C'è lì dietro di te uno sgabello, mettiti comodo".
Gli rispose il bardo,concentrato sull'accordatura del terzo ordine di corde: "Ah già, non me n'ero accorto... Grazie!" - si alzò e, sedutosi sullo sgabello, terminò l'accordatura, per poi iniziare il canto di una vecchia ballata, accompagnandosi con il liuto.

"Nella landa fiorente c'era una maga... di lei vi racconto ora la saga... 
Muoveva le mani con fare sapiente... per far contenta tutta la gente...
Di un gran contadino era la donna... ma della famiglia la vera colonna...
Della loro maga erano orgogliosi... ed i raccolti sempre rigogliosi..."
Il ritornello del brano era strumentale: mentre pizzicava con una certa abilità le corde del liuto, il bardo cercava con sguardi rapidi di capire se il pubblico fosse interessato alla storia. Quindi riprese la strofa:
"La piccola maga dava protezione... a tutta quanta la popolazione...
Ma quando poi arrivò siccità... si era, il raccolto, ridotto a metà...
Così di erba preziosa non ve n'era più... solo tristezza e sconforto laggiù...
Aiuto cercaron nella saggia donna... le lacrime asciugava con la sua gonna..."
Mentre i più seguivano la ballata, qualche gnomo per interesse nella storia, tutti gli elfi per apprezzamento dei virtuosismi strumentali, il bardo notò che i nani si erano ormai addormentati. Ma non se ne preoccupò, perché sapeva che Gustav avrebbe avuto un buon guadagno dai 12 boccali di birra consumati nel frattempo da ciascuno dei due.
"Ma poi un giorno, un giorno di maggio... il suo gran cuore si fece coraggio...
Capì che che un sacrificio doveva lei fare... se il loro raccolto voleva salvare...
Un grande incantesimo lei rispolverò... ed una rinuncia quindi affrontò...
Là non avrebbero riso mai più... per toglier le lacrime, nella landa laggiù..."
Un rapidissimo arpeggio diede modo a Ulderì di avviarsi alla conclusione del pezzo mantenendo viva l'attenzione. 
"L'arcana magia riportò il verde... ma la maga diceva 'qualcosa si perde'...
Nessuna lacrima versarono più... mai nessun pianto nella landa laggiù...
Ma mai più risate si levaron in su... mai più risate echeggiaron, mai più...
Nessuna lacrima versarono più... ma mai più risate, nella landa laggiù..."
Nel cantare l'ultima strofa, il suo sguardo si concentrò sui presenti, per cercare di capire se qualcuno di loro era rimasto particolarmente colpito dalla storia, se qualcuno in particolare poteva essersi commosso ascoltando la triste vicenda.

Posando il liuto a terra, Ulderì riprese il monologo:
"Bene signori, come avete visto, si è parlato di un raccolto, e di qualcuno che non ride più. Anch'io sono qua per raccogliere, per raccogliere storie e testimonianze: se qualcuno di voi avesse già sentito questa canzone, può avvicinarsi a fare due parole al termine dello spettacolo. Una canzone triste, lo so... ma ora passiamo a qualcosa di molto più allegro!" Detto questo, prese il tamburo e iniziò un ritmo molto vivace; mentre con la mano destra riusciva a suonare il liuto, qualche avventore si alzò ed iniziò a ballare. La serata continuò così con qualche ballo: i più si divertivano, mentre solo un paio di persone colsero l'abilità del bardo che dimostrava di saper suonare contemporaneamente due strumenti.
Ulderì iniziò a suonare l'ultimo brano, ma dopo pochi secondi avvertì un "Crack!" sotto il suo sedere. Non cadde a terra, ma si accorse che lo sgabello aveva ceduto. Dovette quindi interrompere la musica, nonostante l'incalzare di Gustav:
"Beh, Ulderì, non andiamo avanti? Che succede?"
Gli rispose il bardo: "Eh eh, volevo finire con uno scherzetto. Riprendiamo e finiamo gli ultimi secondi di musica".
Solo l'halfling più vicino al palco si accorse di una mano spettrale che reggeva, stretto, lo sgabello. Ma non si fece domande in merito, e non se ne fece nemmeno quando, esattamente un minuto più tardi, quando ormai Ulderì si era alzato e si era allontanato dal palco, lo sgabello cadde a seguito di una gamba rotta. "Caspita, Gustav, che razza di sgabello mi hai dato? Se si rompeva mentre ero seduto lì, potevo anche farmi male!"

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