RINNEGATI - 03/09/1000 DI - DuNgEoNmAsTeR

In qualche modo presero Pikel, lo legarono, e lo trascinarono via. A sollevarlo sarebbero servite braccia più robuste di quelle di Morgon, Brnadibacco, Ayame o Ariel. Fecero quello che poterono, viste anche le condizioni di ci che li circondava.
La polvere rendeva tutto più difficile, non si vedeva ad un palmo dal naso e l'aria si stava facendo irrespirabile.
Vista la situazione, il salire le scale (uscita 04) era qualcosa di non perseguibile.
Optarono per l'unico passaggio percorribile (uscita 03), proprio dritto davanti a loro.
Calcinacci ovunque rendevano il percorso ancora più difficoltoso.


Passarono in un corridoio simile a quello che conduceva alla stanza in cui avevano incontrato Ariel e si ritrovarono in un nuovo spazio che sembrava essere il cuore del tempio.
Ai quattro lati della stanza c'erano delle colonne, su ognuna di esse, scolpite in maniera talmente realistica da sembrare vere, c'erano esattamente le stesse statue che avevano già visto in precedenza.
Un simbolo ricopriva l'intero pavimento, era un serpente ricurvo su se stesso che si mangiava la coda.


In fondo alla stanza degli scalini conducevano ad una zona sopraelevata su cui spiccava un pozzo in pietra abbastanza simile a quello che avevano già incontrato, solo un poco più piccolo.
Le pareti sembravano dipinte e sembravano esserci degli arazzi, ma la grande quantità di polvere che regnava anche qui, non rendeva possibile farsi un'idea chiara di cosa si trattasse.

Appese alle colonne, una per lato, c'erano delle torce, che una volta accesse, illuminarono la stanza in maniera più consona. 

D'improvviso, proprio come successo in precedenza, una nuova violentissima scossa di terremoto fece oscillare il pavimento del tempio e le sue colonne. Tutti vennero sbalzati a terra e nuovamente calcinacci e polvere si staccarono dal soffitto. Se già prima la situazione sembrava critica, ora forse lo era ancora di più. 

Tutto si fermò e si fece silenzio. 

Dal pozzo sopra la gradinata, d'improvviso, una luce bianca illuminò l'intera stanza. Una colonna di luce partiva dall'interno del pozzo per propagarsi fino al soffitto. Tutti trasalirono. A parte Pikel che era ancora bloccato in una sorta di involucro di pietra.
Si alzarono in piedi e la realtà intorno a loro, per pochi istanti, mutò. La stanza era sempre quella, le stesse colonne di pietra con le statue incastonate, una per lato, la gradinata con il pozzo; ma sembrava più curata, ben illuminata, con delle finestre alle pareti e dei begli arazzi colorati. Tutto odorava d'incenso e aromi esotici, non c'era traccia del forte odorore polveroso che riempiva le narici fino a pochi istanti prima. Era come se qualcuno avesse preso la stanza del tempio e l'avesse ricostruita tale e quale ma in un altro luogo. Dalle finestre alle pareti si poteva vedere un grande lago... forse si trovavano su di un isolotto.
La cosa che però maggiormente li spiazzò fu il fatto che non erano soli in quella stanza. C'erano altre due persone con loro, più avanti, intorno al pozzo. Davano loro le spalle perchè stavano guardando dentro il pozzo.

Così come la realtà era mutata, così tornò alla normalità.
Polvere e calcinacci tutti intorno a loro. 

La luce del pozzo però non era svanita, anzi, mutò di colore e da bianca divenne rossa ed una figura, come sospesa in aria, proprio nel centro della colonna di luce, iniziò a fluttuare e ad emergere dal pozzo.

Lentamente.

Era un'elfa. Bellissima, dai lineamenti dolci e leggeri. Vestiva una tunica grigia, il volto era incorniciato da capelli bianchi come la neve e due occhi azzurro ghiaccio osservavano qualcosa ai piedi del pozzo. 

Allungò le mani in direzione della base del pozzo e fu in quel momento che nuovamente la realtà mutò. Le mani della giovane elfa erano tra quelle di un uomo e tra quelle di una donna. Le due figure già viste prima.  Erano nuovamente nella stanza che odorava di incenso.

La giovane si stava rivolgendo loro con voce flebile, dolce, ma in qualche modo tagliente, dicendo "Grazie fratello Lu Ac'Hab La Ro. Grazie sorella Pro La-Te'Me Thea."
Quando la giovane elfa sollevò lo sguardo e vide gli Artigli del Drago, non si scompose e sorrise nella loro direzione, chinando leggermente il capo verso destra.  

Fu in quel momento che le due figure che fino a quel momento avevano dato loro le spalle si voltarono di scatto giusto in tempo per dire "Ma che diav...!" e poi tutto tornò di nuovo alla normalità, polvere e calcinacci, per intenderci.

Sarebbe stato meglio dire, quasi alla normalità.

Due cose infatti destabilizzarono gli Artigli del Drago: la prima era che avevano riconosciuto l'uomo e la donna che si erano voltati. Erano Achab (non nella versione tricheco, ma in quella che Pikel e Brandibacco avevano scoperto sulla nave di Promethea) e Promethea (la donna con la benda sull'occhio). La seconda fu che in quel momento la giovane elfa era davanti a loro, nella stanza del tempio sotterraneo, seduta sul pozzo, era lì, presente in carne ed ossa.

La giovane li stava osservando, uno ad uno, ma non proferiva parola.

NON GDR
A voi la prima mossa!


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